On Stage: 3 AUG
Non è ancora ben accertata la dimensione da cui arrivano Richard Dawson e il suo songwriting d’avanguardia: ascoltandolo appare evidente come l’ipnotico incedere di voce e sei corde non possa avere origine terrestre e un po’ lo conferma anche quel po’ che sappiamo della biografia dell’artista di Newcastle.
Una chitarra rotta e poi riparata, il lavoro in un negozio di dischi e l’amore per Mike Patton sfociano in un cantautorato ancestrale: semplice ma conturbante, ritmi lenti impreziositi da dettagli colorati e avvolgenti, che decorano i 17 anni del suo percorso artistico a guisa di un arabesco bizantino.
Con The Ruby Cord [Domino, 2022] si chiude una magistrale trilogia iniziata nel 2017 con Peasant [Weird World] e proseguita con 2020 [Domino, 2019]: un autentico viaggio indietro e in avanti nel tempo capace di tessere un ritratto vivido del lento e inesorabile declino della nostra epoca, in uno straniamento musicale bizzarro e attraente. Sempre in bilico tra sperimentalismo e melodia, una suite chitarra e voce dalla bellezza fulminante, che non vediamo l’ora ci affascini anche dal vivo.