On Stage: 10 settembre ///
Quello di L.A. Salami è un viaggio alla scoperta di sé e il suo ultimo disco ha confermato le doti di una delle più belle rivelazioni della scena inglese: “Ottoline” (Sunday Best, 2022), suo quarto disco, è la summa di un percorso poliedrico che tocca l’arte quanto la musica d’oltremanica, unendo folk, pop, jazz e hip-hop: nei suoi album arte visiva, musica e parola scritta si fondono in un “post-modern blues”: le strade del folk e del gospel fino a incontrare il rap più ispirato.
Nato Lookman Adekunle Salami nel quartiere londinese di Peckham, da madre nigeriana e padre assente, varie circostanze gli hanno fatto trascorrere i primi anni della sua infanzia in una casa adottiva e si è sentito un outsider per un bel po’ di tempo: “Mi sono sempre sentito bloccato dalla mia cultura”, dice. “Se fossi cresciuto con mia madre, probabilmente ora conoscerei Yoruba”. La creatività è stata uno sbocco istintivo per Lookman, ma non è mai stato limitato a un solo mezzo; crescendo, voleva combinarli tutti: arte visiva, musica, la parola scritta. “Il mio primo amore è stato in realtà il cinema”, dice. “Spielberg è diventato il mio eroe e io volevo diventare un regista”. Nel corso del tempo, si è ritrovato a gravitare verso la poesia e la musica: “Ho iniziato a suonare seriamente dopo aver ascoltato Bob Dylan perché non ero un bravo cantante. Ho capito che non si tratta di quanto bene canti, ma di quanto sei onesto e quanto della tua verità puoi mettere in una melodia”.
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